Scrivevo a fine gennaio...
Sono tre settimane che cerco di fotografare qui a Tel Aviv un rabbino volante. Eh si, perchè vola proprio sui suoi pattini. Lo vedo ogni tanto sfrecciare sui viali della città. E' alto,
filiforme, vestito di tutto punto con il vestito nero e cappello a larghe falde, porta uno zainetto monospalla, quando mi passa vicino quasi sempre mi sfiora la sua lunga barba al vento. Mi sono
organizzato, ho sempre la fotocamera in mano, tanto lo becco prima o poi :)
L'altro giorno sento dei rumori dietro di me, mi è sembrato rumore di pattini, mi volto di scatto e sparo la raffica con la mia Canon... la scena era da filmare :)
Chi mi trovo davanti??? Un poliziotto con i pattini che inchioda davanti a me e si ferma a 20 centimetri dal mio 70/200, ha gli occhi sgranati per la sorpresa, io sgrano i miei dallo stupore
:)
Ripresosi mi dice, darcon! (passaporto) io non sapevo se ridere o preoccuparmi, gli do il passaporto, me lo ridà, mi prende la fotocamera, guarda le foto, mi guarda, sfoggia un sorrisetto
melefico e ridandomi la Canon mi dice, DELETE!! (cancella) Io provo a dire ma adonì.... (signore) e lui, DELETE!!
Ok ok faccio io, tanto non era venuto manco bene, però penso, bravo Tì, stai sulla strada buona, tanto prima o poi il rabbino volante lo becchi :)
Non credevo che un raccontino così suscitasse tanta curiosità, quindi ad amici che mi chiedevano scrissi….
Te lo descrivo è giovane sulla trentina, porta gli occhiali rettangolari (mai visto un religioso con gli occhiali tondi o ovali) sono in metallo silver opaco, porta la barba lunga, una quarantina
di centimetri, capelli neri ma la barba è di un meraviglioso sale e pepe. Alto penso sull'1.90, magro, vestito di nero, dai pantaloni gli escono gli Zizzit bianchi che svolazzano adesso a destra
adesso a sinistra mentre pattina, si curva leggermente a ogni falcata, quando curva è uno spettacolo, la barba da una parte e lui dall'altra. Porta uno zainetto nero monospalla, una volta l'ho
visto che mentre curvava componeva un numero telefonico sull'iphone. L'ho visto scendere i gradini tre a tre e atterrare dolcemente quando salta gli ultimi e continuare la sua corsa come se nulla
fosse. Una volta l'ho visto entrare in libreria, e ho pensato, e mò ti frego io! Entro, lo cerco ma non c'era più, la libreria aveva un'altra uscita che ha usato come scorciatoia nel centro
commerciale. Ormai mi ossessiona lo vedo dappertutto :)
Seguono messaggi di auguri di appostamento manco stessi a caccia grossa..
Il 9 febbraio, la mattina, malinconicamente mi faccio la valigia, ho l’aereo nel pomeriggio, non mi va di partire, vorrei restare ancora e ancora in questa città che mi affascina, mi piace tutto,
l’architettura con il suo Bauhaus bianco, i grattacieli di vetro e Yafo sul mare come se fosse una Trastevere lambita dall’acqua salata e la gente con la sua apparente scontrosità, si dice che
gli Israeliani siano come il sabra (il fico d’india) fuori spinosi ma dolcissimi all’interno, è vero, lo confermo, hanno un atteggiamento scostante ma appena ci parli si aprono al sorriso, se
chiedi un’informazione sono pazienti e ti spiegano, e se sei proprio una zappa (io per esempio) ti accompagnano e non ti mollano sino a che non hai capito. Non esiste il problema della lingua,
quando parlavo con il mio ebraico sbiascicato e mi rispondevo in ebraico ma capivano subito che non sarei stato in grado di sostenere una conversazione, swicciavano immediatamente all’inglese,
hahahhaa capirai! Meglio mi sento!!! :)
Insomma io ho comunicato con quello che sapevo e quindi si parlava in ebraico, inglese, francese, spagnolo, portoghese e arabo e ovviamente anche in italiano. Non che io conosca tutte queste
lingue (magari!) ma componevo le frasi mischiando i termini che mi ricordavo al momento, una sorta di interlingua che a tratti mi ha ricordato il monaco Salvatore amico di Remigio da Varagine del
“In Nome della Rosa" di Umberto Eco, lo so pessima figura ma ha funzionato.
Ok, mi concedo una ultima e abbondante colazione israeliana, fantastica, improponibile a Roma ma quando sono qui mi adeguo e devo dire con tanta ma tanta disponibilità.
Torno su, attendo il padrone di casa, gli riconsegno le chiavi, ci salutiamo con l’arrivederci all’anno prossimo, sono stato bene, zona centralissima perfetta per i miei spostamenti. Scendo e
prendo un taxi per l’aeroporto, basta dire Ben Gurion bevakashà… e quello parte.
Giriamo l’angolo a trenta metri da casa e il tassista ride e mi indica un tizio…
Io lancio un urlo NOOOOOOOOOOOOOOOOOOO!!!!!!!!!
Il rabbino volante!!!!!!!!!!!
Il tassista inchioda e si volta verso di me che armeggio in borsa come un forsennato, avete presente quando cerchi la chiave di casa in fretta e furia perché te la stai facendo sotto??? Ecco
immaginatevi la scena.
Il tassista mi chiede cosa succede, io capisco ma non riesco a trovare le parole per dire che sto cercando la macchina fotografica e di seguire il tizio, trovo la Canon, monta il 70/200… cazzo!
Troppo grosso tento di smontarlo e mi si incastra il gancio che monta per il cavalletto, tento di estrarre la macchina ma nella fretta non ci riesco…. ideona! Smonto il teleobiettivo in borsa,
ecco si sgancia e immediatamente monto il 24/105, mi cade il tappo e me ne frego, io che sono un maniaco nel riporlo immediatamente per non fare entrare polvere…
Scende la monetina e il tassista capisce cosa voglio fare, ride a crepapelle e si mette seguire il rabbino lentamente..
Poche foto, neanche mi ricordo come era impostata la Canon ma scatto al volo sino a che ci suonano dietro e il tassista scusandosi parte e prende la strada per il Ben Gurion..
Incredibile! L’ultimo giorno, l’ultimo minuto, che ve lo dico a fà, ero contentissimo!!
Ok mi dico, adesso so dove bazzica, l’anno prossimo lo fermo e gli dico che voglio fare un servizio su di lui, mi voglio rovinare, lo pago pure!
Ciao Tel Aviv, all’anno prossimo.
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